FSI, il CEO Maurizio Tamagnini: l’impatto della pandemia sulle imprese familiari italiane

XII Osservatorio AUB – Le imprese familiari italiane di fronte alla pandemia Covid-19: le considerazioni del CEO di FSI Maurizio Tamagnini nel corso del webinar di presentazione organizzato dall’Università Luigi Bocconi.

Maurizio Tamagnini
Osservatorio AUB sulle imprese familiari italiane nell’anno della pandemia: le osservazioni di Maurizio Tamagnini

L’impatto della pandemia sulle aziende italiane a controllo familiare. È stato presentato lo scorso 26 gennaio il “XII Osservatorio AUB – Le imprese familiari italiane di fronte alla pandemia Covid-19”, realizzato da AIDAF, UniCredit e Bocconi: il webinar promosso dall’ateneo milanese ha visto la partecipazione di Maurizio Tamagnini, CEO di FSI, uno degli attori principali del mercato nazionale dell’equity. Lo studio, condotto in partnership da Bocconi con FSI e incluso nella ricerca dell’Osservatorio di quest’anno, si è basato su un’analisi condotta sulla popolazione delle aziende italiane con fatturato superiore a 20 milioni di euro. Focus, in particolare, sulla relazione tra il livello di equity e la redditività e la crescita delle imprese: dai risultati è emersa la necessità di un riequilibrio delle fonti di finanziamento con un maggior ricorso all’equity rispetto al debito. Sarà la crescita dimensionale la sfida per le aziende italiane nei prossimi anni e per vincerla occorrerà prepararsi con una struttura patrimoniale più solida e con maggior equity. L’intervento di Maurizio Tamagnini si è concentrato sui risultati dell’Osservatorio AUB e, in particolare, sulla crisi innescata dalla pandemia che ha avuto un doppio impatto sul PIL italiano rispetto a quella iniziata nel 2008: secondo quanto emerso dallo studio, il 25-30% delle aziende familiari è a rischio, nonostante a gennaio 2020 la loro situazione patrimoniale, reddituale e finanziaria fosse migliore di quella del 2009. In merito il CEO di FSI ha sottolineato come fondamentale in questo contesto sia una gestione del debito che risponda a logiche di crescita, sviluppo e competitività. 

Maurizio Tamagnini: il commento del CEO di FSI sui risultati dello studio condotto dall’Osservatorio AUB

Lo studio di fatto vuole dare un po’ di oggettività alla forte relazione tra il capitale dell’azienda e la sua sostenibilità di medio lungo periodo. Crediamo che oggi ci sia bisogno di un azionista stabile per portare growth equity, quello che noi chiamiamo benzina”, ha sottolineato Maurizio Tamagnini intervenendo al webinar organizzato per la presentazione del “XII Osservatorio AUB – Le imprese familiari italiane di fronte alla pandemia Covid-19”.

Secondo il CEO di FSI infatti solo in un secondo momento diventa possibile associare al capitale di rischio un debito che non deve però essere utilizzato per dividendi o distribuzioni ma per permettere all’azienda di crescere.

Senza crescita infatti il mercato azionario italiano rischia di rimanere continuamente indietro: “Uno dei motivi per cui il nostro mercato azionario non è così sviluppato è che portiamo le aziende in Borsa quando non sono abbastanza mature e aperte a diverse opzioni. Questo a mio parere è uno dei grandi temi culturali da affrontare per far crescere il nostro sistema industriale. Un tema che sarà ancor più presente nel post Covid e che ci porrà di fronte a scelte veramente molto importanti nell’interesse delle aziende”.

Per Maurizio Tamagnini è importante quindi che gli imprenditori italiani adottino un nuovo approccio: “Dobbiamo mettere le aziende nelle condizioni di vedere l’opzione di investimento non più come un qualcosa da fare a denti stretti, ma un qualcosa che porti benzina al proprio motore. Una volta terminata la pandemia il mondo delle aziende si dividerà: da un lato quelle capaci di investire, di diventare ancor più competitive e sostenibili, dall’altra aziende che semplicemente non ce la faranno”.