Mostra Lidia León – TE VEO, ME VEO

A cura di Roberta Semeraro e Iris Peynado

Chiesa di Santa Maria della Presentazione o delle Zitelle
Fondamenta Zitelle, Giudecca 33 – 30133 Venezia
09.05 – 30.09.2019         

Orario: 10:00 – 13:00 /15:00 – 20:00  C

Nella Chiesa palladiana delle Zitelle, situata davanti a Piazza San Marco nell’Isola della Giudecca, è stata inaugurata il giorno 9 maggio, con grande successo di pubblico, la mostra TE VEO, ME VEO dell’artista Lidia León, che sarà visitabile fino al prossimo 30 settembre.    

L’opera che fa da centro alla mostra di “Lileón”, “Te veo, Me veo” da spazio e forma nel suo mondo creativo a concetti che sono alla base dei diritti umani, mettendo in correlazione due principi fondamentali dell’etica che sono: la libertà e l’uguaglianza. I visitatori sono coinvolti in modo attivo, entrando in una sorta di dirigibile dalla tipica struttura aerodinamica composto da lamiere in alluminio specchiante, al suo interno, un abitacolo con una semplice altalena basculante e seminascosta da una quinta di tessuto nero, che la divide a metà. Al centro di questa quinta si apre una finestra ovale realizzata in fibre sintetiche e plastiche che, attraverso un abile marchingegno, consente ai fruitori di essere trasportati dal gioco: altalenando vedranno ora il volto dell’altro (Te veo) e un attimo dopo il proprio volto (Me veo).         

L’artista dominicana, che espone per la prima volta in Europa, in età giovanile ha seguito un percorso formativo attraverso la fotografia, le arti applicate e in seguito l’architettura ed è cresciuta in una famiglia cattolica, che da più generazioni con E. León Jimenes Cultural Center valorizza l’arte e la cultura nel proprio Paese. Lidia León si è confrontata con grande disponibilità e apertura con visitatori e stampa durante gli affollati giorni degli Opening della Biennale sui molteplici stimoli che la sua opera suscita. Anche questa sua particolare sensibilità e capacità empatica sono certamente fra gli elementi di successo di una Mostra coinvolgente.     

“Te veo Me veo – scrive la curatrice, Roberta Semeraro – arriva direttamente dalla cosmogonia in quanto richiama l’uovo cosmico, che nelle chiese cristiane-ortodosse veniva appeso nel catino absidale. Se vediamo poi l’arte come un linguaggio inconscio, che porta alla gratificazione dell’autore nel manufatto artistico, con la conseguente sublimazione dei contenuti nella forma e nella struttura dell’opera d’arte, “Te veo, me veo” è collegabile anche alla nascita e ri-nascita della personalità di Lidia Léon che ritrova la propria integrità di donna e artista nell’atto creativo. Come l’uovo con il suo involucro custodisce il mistero della vita, la corazza di alluminio dell’opera “Te veo, me veo”, cela nel suo interno, il meccanismo attraverso il quale si sviluppa la vita stessa, che è appunto la compenetrazione del soggetto con l’oggetto della conoscenza”.

“Immanuel Kant (il cui pensiero nel trattato della Ragion pratica è specificamente fonte d’ispirazione per Lidia León) – continua nella sua critica la Semeraro – come molti altri filosofi e pensatori, ha provato a dare spiegazione ad una regola apparentemente semplice ma smentita dall’intolleranza e dalle discriminazioni razziali che continuano a perpetuarsi. Affermando: “Agisci in modo da trattare l’umanità sia nella tua persona che in quella di ogni altro sempre come fine e mai come semplice mezzo” il filosofo tedesco evidenzia la stretta corrispondenza di ogni singola azione con la realtà nella quale avviene, avendone in quest’ultima i suoi effetti e le sue conseguenze. Se pertanto guardiamo agli altri ritrovando in loro, un riflesso di noi stessi, come ci invita a fare l’artista, non ci sarà mai alcuna strumentalizzazione nei rapporti umani ma soltanto reciprocità tra gli individui, ai quali sarà garantito di vivere in un regime di giustizia e uguaglianza”.

Il luogo è un altro degli elementi di fondamentale importanza della Mostra. “La collocazione di “Te veo, Me veo” nella chiesa di Santa Maria della Presentazione a Venezia – continua Roberta Semeraro – trova le sue motivazioni nelle sacre scritture evangeliche degli apostoli Matteo e Luca. Ma non solo; è contestualizzata nelle attuali politiche di tolleranza ed integrazione promosse dalla Chiesa e dai movimenti più progressisti della società contemporanea. Non bisogna dimenticare, poi, che questa chiesa in particolare, era il luogo di culto del complesso delle Zitelle, l’antico collegio che accoglieva le ragazze povere sottraendole alle meschinità della vita”.

La Mostra è realizzata in collaborazione con l’Ambasciata italiana di Santo Domingo in occasione delle celebrazioni dei 120 anni delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Repubblica Dominicana. La presenza a Venezia nel corso di Biennale 2019 di Lidia Leon, per il valore delle sue opere, va nella direzione del rafforzamento dei rapporti culturali tra i due Paesi.

Venezia, 20 maggio 2019

l’Associazione Culturale RO.SA.M.

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