L’editoriale di Giampiero Catone sull’occupazione giovanile

In un recente editoriale pubblicato su “La Discussione”, Giampiero Catone torna a parlare di giovani e lavoro, una bomba sociale che si continua a ignorare.

Giampiero Catone

Il progetto del Presidente Giorgia Meloni per i giovani

La crescita dell’occupazione è in cima alla lista delle priorità dell’attuale Governo. Sebbene, come sottolineato dal Premier Giorgia Meloni in un tweet, abbiamo raggiunto un “record storico di occupati” con “il valore più alto da gennaio 2004”, c’è ancora tanto da fare, soprattutto per i giovani. “Ora al lavoro per migliorare i dati sull’occupazione giovanile, incentivando misure come la decontribuzione per gli under 36 fatta in legge di bilancio. Avanti così”, scrive infatti la Presidente.

Un maxi piano da miliardi di euro, comprensivo di fondi per finanziare 21 programmi regionali e sei programmi nazionali, servirà a rilanciare occupazione e sviluppo e a dare l’opportunità a giovani e donne di rimettersi in gioco.

Tanti incentivi e sgravi per le imprese: così dovrebbe allargarsi la platea degli occupati. “Per fare un vero salto in avanti – aggiunge Giampiero Catone nel suo editoriale – è necessario inserire nel tessuto produttivo chi può contribuire allo sforzo di crescita del Paese e questo lo si fa con il lavoro”.

E’ ora di restituire il futuro ai giovani tramite scelte concrete

In Italia, il 23% dei ragazzi non ha né una prospettiva, né un progetto di vita lavorativa. Il numero dei “neet” (i giovani che non sono né lavoratori, né studenti) è tra i più alti in Europa. Sono milioni i giovani che non vedono un futuro e che si sentono fuori dal sistema produttivo.

Sono disorientati e senza garanzie economiche”, scrive il Direttore del quotidiano Giampiero Catone. “È urgente creare condizioni per assumere perché sono necessari mansioni tradizionali e nuove professionalità. Con l’assunzione però vanno garantite buste paga remunerative che siano davvero soddisfacenti. Questo oggi non accade”, aggiunge, ed è un “motivo di forte disimpegno”. Da qui, la necessità di un progetto che possa disinnescare quella “bomba sociale che continuiamo a ignorare”.